Fare il pane mi ha insegnato a sbagliare 🥖
Quello che amo della panificazione è fare un pane buonissimo e concedermi il lusso dell'errore: se vuoi ti insegno, c'è un nuovo corso dal vivo in programma. E poi asparagi, menu, link e aggiornamenti
Ciao, sono Myriam: una cuoca, una food writer e una professional organizer. Benvenuta o bentornata su Spuntini, la newsletter che scrivo due volte al mese: il secondo lunedì e l’ultimo venerdì (circa, diciamo che faccio del mio meglio).
Siete arrivate in tante qui, dopo il mio ultimo reel su Instagram. Chi si iscriveva per la prima volta ha ricevuto nella mail di benvenuto la guida al meal planning. E chi era già iscritta? La trova qui, cliccando sul bottone.
È un periodo piuttosto intenso e faticoso. Il lavoro quest’anno non sta andando come ho pianificato, per ragioni che sfuggono al mio controllo e aumentano l’incertezza e l’ansia. Qualche piccola preoccupazione di salute, poi, arriva come corollario e mi sembra di non trovare mai pace.
Intanto la primavera fuori esplode in tutta la sua bellezza; nei pranzi improvvisati su un prato, negli aperitivi sul balcone con gli amici, nelle lunghe pedalate che rallegrano i weekend; nell’abbraccio delle persone a cui voglio bene, che mi fanno pensare a quanto, comunque, sono fortunata.
Anche scrivere questa newsletter è una delle cose che mi dà gioia: sembra piaggeria, ma non ho mai avuto un caro diario, e forse è questo il mio. Comiciamo!
Spuntini ha superato le 4.400 persone iscritte: ha un pubblico affezionato e in costante crescita, con un tasso di apertura medio di oltre 60% e un click rate che si attesta intorno al 25%.
Qui ci sono soprattutto donne tra i 35 e i 50 anni, interessate ai temi della cucina, del cibo e dello stile di vita.
Mi piacerebbe trovare degli sponsor con una prospettiva di medio termine, in modo da poter costruire una collaborazione più continuativa e fruttuosa.
Lavori per un’azienda che potrebbe essere interessata a questa partnership? Scrivimi a myriam@thefoodsister.it e parliamone!
Fare il pane è una gioia che dura da 20 anni
Il pane è una cosa che faccio da 20 anni senza sosta.
Quando mi sono trasferita a Bologna per studiare Economia (una cosa che ho raccontato nella prima newsletter di quest’anno), ero entusiasta all’idea di proseguire la mia nuova vita da adulta iniziata in Erasmus, l’anno prima. Avevo poco più di 20 anni, vivevo in una stanza in affitto con altre studenti, cucinavo su un fornello minuscolo e con un forno a gas scassato, ma ehi: era la mia cucina.
Il pane, però, era tremendo. Viziata dal pane buono della mia città natale, e soprattutto dalla focaccia, con quella crosta croccante e unta e la mollica saporita, quel pane bolognese - che entro sera si trasformava in un mattone di acqua e farina - mi lasciava a dir poco interdetta. Ovviamente i forni artigianali c’erano già allora (non ancora il mio preferito), ma non me li potevo permettere: il mio budget settimanale era già in crisi dopo aver comprato pasta, frutta e verdura alla Coop.
Sostanzialmente ho cominciato a farmi il pane da sola per risparmiare: possiamo forse immaginare un cliché più genovese di così?
Era il 2005, la preistoria dei food blog; seguivo ricette trovate in angoli oscuri di Internet, completamente prive di foto o di indicazioni sensate. Ho fatto ogni errore possibile: pani crudi dentro e bruciati fuori, lievitazioni fallite, impasti duri come mattoni. Ma ero ostinata — come al solito — e per prove ed errori qualcosa è cambiato.
Nel 2008, quando mi sono trasferita a Milano per lavoro, ho scoperto invce il pane senza impasto. Una rivelazione, un piccolo miracolo: bastava mescolare tutto la sera e cuocere il mattino dopo. Profumo di pane appena sfornato nel mini tinello di un bilocale in periferia. Di questo pane ho riparlato di recente insieme alla bravissima Cristina Vaghi, in questo post.
Poi è arrivato il lievito madre, non ricordo nemmeno bene come — forse perché in quel periodo avevo la fissa fricchettona dell’autoproduzione, e qualcuno me ne ha regalato un pezzo. Da lì non mi sono più fermata. Lo faccio ogni settimana, sperimentando con farine diverse, e ogni volta è una sorpresa.
Ho fatto ogni corso possibile con Davide Longoni, e nel tempo il pane è diventato una parte del mio lavoro. Ho continuato a impastare prima, durante e dopo la pandemia: proprio durante il lockdown ho iniziato a tenere i miei corsi online di panificazione, che sono stati frequentati da oltre 300 persone (qui trovi un po’ di recensioni, se sei curiosa). Le mani sporche di farina sul mac, in ore di collegamento su Zoom in cui ci si scambiava domande, successi e anche qualche fallimento.
Panificare è, da subito, un esercizio di accettazione dell’errore. Una cosa che faccio molta fatica a fare, nella vita, ma che nella panificazione ho sempre visto come parte inevitabile del processo. Insegna a lasciare andare l’ossessione per il risultato perfetto e ad abbracciare i tempi variabili, le modifiche di temperatura, l’umidità che cambia da un giorno all’altro, la farina che non si comporta mai esattamente come ti aspetti. Ogni pane “sbagliato” è stato una lezione. Ogni fallimento un passo verso una pagnotta che finalmente, un giorno, mi ha fatto saltellare di soddisfazione.
È anche per questo che continuo a insegnarlo con tanta convinzione: perché chi impara a fare il pane impara, in fondo, anche un po’ a fidarsi di sé e delle proprie capacità.
E forse, per questo (e anche perché me l’avete chiesto in tantissimi 🫠) ho sentito il bisogno di tornare dal vivo a lavorare tutti insieme, gomito a gomito, di trasmettere la gioia della panificazione. Il primo incontro, a marzo, è stato molto intenso e bello: se vuoi provare anche tu, ecco le informazioni per partecipare al prossimo.
È la tua ultima occasione per quest’anno!
Suona tragico e markettaro insieme, no? Però è vero.
📅 Il 14 giugno, dalle 10 alle 13, presso lo spazio Mirabilia in via Foppette 2 (Milano, zona Tortona), terrò il mio secondo e ultimo corso dal vivo di panificazione del 2025.
Un appuntamento speciale, aperto a chi vuole imparare, ripartire o semplicemente mettere le mani in pasta per riscoprire la soddisfazione di produrre da zero un pane incredibile. Faremo pane a impasto diretto, pane con lievito madre e focaccia genovese.
👉 I posti sono solo 8. Se vuoi esserci, clicca qui per iscriverti ora, o rispondi direttamente a questa email per avere tutte le informazioni.
Menu settimanale di maggio: forse smette di piovere ma intanto noi cuciniamo per non pensarci
Come funziona questo menu settimanale? A inizio mese lo posto su Instagram e lo metto, in pdf, anche qui nella newsletter.
Clicca sul bottone sotto per scaricarlo, completo di link alle ricette. Ci sono colazione, pranzo e cena sempre diversi, così dura un mese, ed è facilmente veganizzabile: basta sostituire i (pochi) latticini presenti con la loro versione plant-based.
Alcune raccomandazioni e un disclaimer: questo menu è solo un'ispirazione per quando non sai cosa cucinare. In nessun modo va inteso come piano dietetico bilanciato e in nessun modo sostituisce il consiglio di un/a professionista della nutrizione umana.
Pianificare il menu settimanale ti mette ansia? Ecco qui i miei consigli per viverla meglio. Qui invece alcune regole da Professional Organizer.
Gli asparagi durano troppo poco, non credi? 🌱
Io dico di sì, come tutte le cose belle della primavera: compresse tra l’uggia invernale e l’asfalto sciolto dell’estate.
Ma non divaghiamo con questo lirismo metropolitano: ho un sacco di idee su come usare gli asparagi e in nessuna o quasi vengono bollite, come raccontavo nel reel che ha fatto indignare i burrofobici del web (ah la viralità, signora mia).
Per approfittare degli ultimissimi asparagi di stagione, ecco una ricetta che faccio spesso e che è anche nel mio libro, La Stagione Vegetale.
Insalata di asparagi crudi
Ingredienti per 4 persone
250 g di asparagi
200 g di rucola
1 avocado
100 g di Parmigiano reggiano a scaglie
60 g di pistacchi sgusciati
sale e pepe
Per la vinaigrette
60 ml di olio extravergine d’oliva
2 cucchiai di succo di limone
1 cucchiaio di aceto
1 cucchiaio di sciroppo d’acero o miele
Procedimento
Lava gli asparagi ed elimina la parte legnosa del fondo. Con una mandolina o con un pelapatate, tagliali a strisce sottili per il lungo. Taglia a metà l’avocado, rimuovi il nocciolo, sguscia la polpa e tagliala a cubetti. Trita i pistacchi al coltello.
Metti tutti gli ingredienti preparati in una ciotola, aggiungi la rucola e il parmigiano e mescola. Regola di sale e pepe.
Prepara la vinaigrette emulsionando tutti gli ingredienti e usala per condire l’insalata.
📍Ci vediamo in giro?
Che sembra una di quelle cose che dicono le persone famose, ma ho pensato che invece di tediarti con tutto il resoconto delle tremila cose che ho fatto nell’ultimo mese, potesse essere più utile ricordarti i prossimi appuntamenti in cui ci possiamo incontrare.
Dopo il debutto dello scorso febbraio, giovedì 15 maggio torniamo da Camagni Cucine per il nostro terzo Supper Club ottolenghiano, il secondo ospitato nel loro showroom a Cantù (CO). Abbiamo ricevuto alcune cancellazioni: c’è ancora qualche posto, con un prezzo last minute (65 euro), per partecipare solo alla cena dalle 19.45. Info e prenotazioni qui.
Questo weekend, sabato 17 e domenica 18 maggio, torniamo a Mantova per il Food&Science Festival. Ecco dove potete trovarmi, tenendo presente che il laboratorio, purtroppo, è già sold out. Ma se ci siete, battete un colpo!
Altra opportunità last minute: per il nostro viaggio ottolenghiano a Belgrado, dal 31 maggio al 2 giugno, abbiamo ancora un paio di posti. Il programma è oggettivamente pazzesco. Info e iscrizioni qui!
E infine: abbiamo appena aperto le iscrizioni al nuovo retreat con le ricette di Ottolenghi. Sarà dal 27 al 29 giugno a Magrè, in Alto Adige, presso la sede di Alois Lageder, uno dei produttori di vino più prestigiosi e innovativi della zona. Abbiamo in programma corsi, visite e degustazioni incredibili, vieni anche tu?
🛒 Cose che ho comprato
Niente, questo mese. Devo dire che non è affatto male.
🔗 Link da non perdere
Ciclicamente qualcuno mi manda un link o un articolo (a volte anche un libro) che racconta come i cosiddetti granny hobbies, i passatempi delle nonne insomma, abbiano benefici per la nostra salute mentale. Mi verrebbe da dire non dovete dirlo a me che tengo a bada l’ansia facendo l’uncinetto e lavorando a maglia da quando avevo 7 anni. Ma per questo motivo posso essere un’ottima testimonial di questa teoria, suffragata da diversi studi. Qui un articolo con un pun nel titolo che mi piacque molto, all’epoca. Ah: vale anche per il pane, ovviamente.
Non c’entra con il cibo, ma: secondo me dovreste proprio iscrivervi a
, la newsletter di Giorgia Fumo che ha il magico potere di scrivere e condividere solo cose interessanti. Questo post sulla manicure, per esempio.Antonio Stella ha scritto per ilPost un articolo su “Quelli che odiano aglio e cipolla”: i nemici del popolo, praticamente (si scherza).
Buon maggio!
È proprio vero quello che hai scritto: il pane dà delle belle lezioni! A me sono arrivati pani pazzeschi magari fatti in fretta e senza pensarci troppo e mattoni immangiabili quando mi aspettavo risultati eccellenti. Però la cosa più bella resta sperimentare, su tipo di impasto, farina, tempi, lieviti. Il pane resta sempre una magia