🇯🇵 L'unico motivo per non andare in Giappone 🙅🏻♀️
Nostalgia, nostalgia canaglia: ecco cosa porto con me da questo viaggio. Una ricetta a tema. Il menu di marzo. Link e cose belle.
Ciao, sono Myriam: una cuoca, una food writer e una professional organizer. Benvenuta o bentornata su Spuntini, la newsletter che scrivo due volte al mese (tranne quando non riesco per cause di forza maggiore; ad esempio la seconda uscita di febbraio l’ho saltata perché ero in viaggio).
Questo è il mese del mio compleanno, che è stato il 3, ed è da sempre il mio preferito: la primavera porta con sé promesse e speranze di nuove felicità, si aprono nuove possibilità, sul mio balcone fioriscono il ciliegio e la camelia.
Io sono ancora un po’ frastornata dal jet lag e da un ritorno rocambolesco, che ha previsto un atterraggio di emergenza - e non sono morta di paura: grande successo - e un pernottamento nella Cina profonda, con tutta una serie di implicazioni e conseguenze che devo ancora digerire, e magari racconterò più avanti. Insomma, bentornata.
Mi allaccio il grembiule, metto su l’acqua per il caffè che ne ho bisogno, e comincio a scrivere.
Spuntini ha superato le 4.000 persone iscritte: ha un pubblico affezionato e in costante crescita, con un tasso di apertura medio di oltre 60% e un click rate che si attesta intorno al 25%.
Qui ci sono soprattutto donne tra i 35 e i 50 anni, interessate ai temi della cucina, del cibo e dello stile di vita.
Sto cercando sponsor con una prospettiva di medio termine, in modo da poter costruire una collaborazione più continuativa e fruttuosa.
Lavori per un’azienda che potrebbe essere interessata a questa partnership? Scrivimi a myriam@thefoodsister.it e parliamone!
Tutti i modi in cui il Giappone mi ha rovinato la vita
Ieri la mia amica
ha scritto “il Giappone ti rovina la vita in modi difficili da spiegare”. Ma in senso buono eh.Diciamo che il problema non è andare in Giappone, il problema è tornare dal Giappone. Come mi era successo la prima volta che ci sono stata, ritornare alla realtà (italiana) è uno shock che faccio un po’ fatica ad affrontare. Capita con i posti dove sto molto bene (certo, mi succede pure ogni volta che vado in un paese scandinavo o ad Amsterdam), ma c’è qualcosa di più che provo a spiegare (per punti, così non mi perdo).
La bellezza e la cura
In Giappone sono belle anche le cose brutte. È un ossimoro, e serve a dare la misura della cura che viene messa in ogni gesto, in ogni situazione; spesso è qualcosa che ai nostri occhi occidentali risulta superfluo: perché lucidare i cestini dell’immondizia, o i corrimano delle scale mobili della metropolitana, per esempio? O ripiegare la punta alla carta igienica nei bagni pubblici? In realtà la domanda dovrebbe essere: perché no?
Gli effetti che un ambiente bello e non sovraccarico hanno sul nostro benessere (in particolare per le persone più sensibili agli stimoli sensoriali) sono noti - ne parlava, ancora prima delle neuroscienze, anche Maria Montessori che infatti ne fece un perno del suo metodo didattico e dei suoi studi sullo sviluppo dell’essere umano. Abbandonare quella bellezza, pulizia, essenzialità è una ferita faticosa da chiudere.
Il silenzio
Anche questo sembrerebbe un paradosso: è uno dei paesi più densamente popolati al mondo, e basta fare un giro in una stazione o in una metropolitana per rendersene conto. Eppure le strade di Tokyo, una metropoli da 14 milioni di abitanti, sono silenziosissime (c’entrano anche le tantissime auto elettriche, certo, ma anche una predilezione per i mezzi pubblici e la bicicletta); in metropolitana e sui mezzi pubblici in generale è vietato parlare al telefono - che civiltà; nei ristoranti si parla a un volume normale, e non si deve gridare per sovrastare il baccano di fondo. Non ho mai dovuto usare i miei tappi loop (quelli che mi salvano spesso la vita qui), per dire.
La tranquillità
E in generale sentirsi sicura, sempre, anche nei posti più affollati e assurdi (chi è stata a Dotonbori a Osaka sa); sia in quanto donna sia in quanto essere umano: perché nessuno cercherà di importunarti, di rubarti il cellulare o la borsa, di fregarti al ristorante perché sei una turista (anzi, cercheranno tutti di farti sentire a tuo agio e di far fare bella figura al proprio paese). Ho realizzato che in Giappone sto così bene perché non sono costantemente in allerta, in modalità flight or fight, e questo è incredibilmente rigenerante, oltre ad aumentare il mio livello di energia e migliorare il mio umore.
La gentilezza
Cercare di non disturbare il prossimo con la propria presenza e i propri comportamenti è un tratto distintivo della società giapponese (che ha anche risvolti negativi, chiaramente: reprimere le proprie emozioni non va sempre bene).
Ma la gentilezza è autentica, sincera, e potrei fare un catalogo di tutti i gesti che mi hanno lasciato col cuore grande in questo viaggio: a partire da tutte le persone che sui mezzi pubblici hanno lasciato il posto a Clara - i bambini sono amati e rispettati moltissimo, come in altre parti dell’Asia: che balsamo per noi abituate a combattere la cattiveria di chi vorrebbe relegarci in ghetti di terza classe su treni e aerei; chi si è prodigato per aiutarci nelle piccole incombenze quotidiane; il signore che fa il caffè in un micro spazio che sembra una portineria, a Osaka, che mi ha mostrato sul suo telefono il suo google translate che diceva “spero che starete bene in Giappone e vi auguro una vita meravigliosa”; l’autista del piccolo bus di linea rosa - kawaii! - che senza sapere una parola di inglese ci ha salutati con un enjoy Tokyo! E mi fermo qui perché ho già il magone.
Menu settimanale di marzo: dai che arriva la primavera
Inevitabilmente nella mia testa di elder millennial arriva la voce di Marina Rei (che fine ha fatto poi?), agevolo Spotify per voi giovani:
Come funziona questo menu settimanale? A inizio mese lo posto su Instagram e lo metto, in pdf, anche qui nella newsletter.
Clicca sul bottone sotto per scaricarlo, completo di link alle ricette. Ci sono colazione, pranzo e cena sempre diversi, così dura un mese, ed è facilmente veganizzabile: basta sostituire i (pochi) latticini presenti con la loro versione plant-based.
Alcune raccomandazioni e un disclaimer: questo menu è solo un'ispirazione per quando non sai cosa cucinare. In nessun modo va inteso come piano dietetico bilanciato e in nessun modo sostituisce il consiglio di un/a professionista della nutrizione umana.
Pianificare il menu settimanale ti mette ansia? Ecco qui i miei consigli per viverla meglio. Qui invece alcune regole da Professional Organizer.
La ricetta che continuo a fare da quando sono tornata 🍙
Le mie figlie sono letteralmente impazzite per gli onigiri dei kombini (e chi non): non che prima non li conoscessero, ma diciamo che non li mangiavano letteralmente ogni giorno.
Mi hanno esplicitamente chiesto, una volta tornate, di continuare a mangiarli: per fortuna ho il libro della cara Aya Yamamoto (a proposito: se vuoi mangiare cibo giapponese autentico, a Milano, vai senza indugio da Gastronomia Yamamoto), e con la sua ricetta vengono perfetti. Eccola.
Onigiri con umeboshi
Ingredienti per 4 onigiri
200 g di riso per sushi o Originario1
4 prugne umeboshi,2 private del nocciolo
1 cucchiaio di olio di semi
1 foglio di alga Nori3
Procedimento
Per prima cosa cuoci il riso. Versalo in una ciotola e coprilo con acqua fredda; scolalo dopo 30 secondi circa. Ripeti questa operazione, strofinando tra loro i chicchi in modo che rilascino l’amido, per 2 o 3 volte.
A questo punto versa il riso in una pentola (preferibilmente di ghisa), copri con 240 ml di acqua filtrata o minerale, e lascialo riposare per mezz’ora.
Copri la pentola con il suo coperchio e porta a ebollizione: sempre senza aprire il coperchio, abbassa la fiamma o il calore a un livello medio e fai cuocere per 10 minuti. Trascorso questo tempo, abbassa al minimo e fai cuocere per 5 minuti. Infine, lascia riposare a fuoco spento, sempre col coperchio, per altri 10 minuti.
Una volta terminato il riposo, apri il coperchio e smuovi dal basso verso l’alto il riso, con l’aiuto di una spatola.
Nel frattempo, prepara il condimento: priva del nocciolo le umeboshi e riducile in pasta utilizzando un mortaio o un coltello.
Con il riso appena cotto, modella gli onigiri: bagnati le mani e cospargile con poco sale. Prendi 50 g di riso e posizionalo sul palmo della mano, forma un avvallamento al centro e mettici un cucchiaino di umeboshi. Coprilo con altri 50 g di riso cotto e forma un triangolo usando le mani o l’apposito stampino.
Guarnisci con un quarto di cucchiaino di umeboshi sulla punta del triangolo. Usa una striscia di alga nori per avvolgere il riso e mangia subito.
🛒 Cose che ho comprato
In Giappone ho comprato di tutto (la stragrande maggioranza: regali). Ma che cosa potevo fare, in un posto dove tutto costa mediamente molto poco, ed è tutto mediamente molto bello? Dall’artigianato al cibo alle ca**atine, qui vi racconto le cose più pertinenti al cibo.
Alcuni attrezzi per la cucina, tra cui: una grattugia/zester potentissima, un cucchiaio per grattugiare lo zenzero, un giga pelapatate per il cavolo cappuccio. Ne parlo presto su Instagram, dove pubblicherò un reel per far vedere come li uso. La maggior parte di questi strumenti li ho presi a Kappabashi, la via di Tokyo totalmente dedicata alle attrezzature da cucina e alle stoviglie 😍
Tantissimi ingredienti e cibo perché, ribadisco, costa tutto molto poco e la qualità è altissima. Due posti in particolare (ma è difficilissimo fare una classifica) mi sono piaciuti particolarmente per il mio food shopping: Nodai shop, negozio che vende prodotti di tutte le prefetture del Giappone collegati con la Facoltà di Agraria dell’università di Tokyo; e Hakko Department, specializzato in cibi fermentati 🥹
E poi sono tornata da Muji a Ginza, che ha un reparto cibo immenso e bellissimo [sospira con nostalgia].
Ceramichette, come direbbe Ottavia, questa volta vintage. Ho trovato uno di quei negozi dell’usato dove devi ravanare a Onomichi, era tutto stupendo e molto economico; se non che ho scoperto arrivata dalla signora alla cassa, che era anche tutto scontato al 50%. Insomma, quei bicchierini con il bordo dorato e i fiori di sakura non potevo mica lasciarli là.
🔗 Link da non perdere
Se vuoi andare in Giappone con un viaggio organizzato ti consiglio di dare un’occhiata a Ohayo.it: Chiara Bettaglio è la persona più impallinata (e preparata) sul Giappone che io conosca (e ne conosco PARECCHIE). Qui trovi tantissime informazioni e, se vuoi partire con Chiara, anche un viaggio in partenza a novembre (con il foliage 🥹), verso mete meno sfregiate dall’iperturismo.
Quelle canaglie del Post hanno fatto uscire un podcast su Tokyo proprio mentre mi apprestavo a partire: ora non mi resta che ascoltare - con la lacrimuccia 🥲 - le ultime due puntate di Viaggio a Tokyo, di Matteo Bordone e Flavio Parisi.
Laura Imai Messina è una scrittrice che vive in Giappone da molti anni e ha una capacità rara di raccontarlo. Puoi seguirla su Instagram, ma io ti consiglio soprattutto i suoi libri (ad es. Tokyo tutto l’anno, che puoi anche ascoltare su Audible)
Al ritorno dal viaggio, sull’aereo (non quello che si è rotto, l’altro che ci hanno mandato per tornare finalmente a casa) ho recuperato un po’ di film che mi ero lasciata indietro, tra cui Perfect Days di Wim Wenders. Non penso abbia bisogno di presentazioni, ed è probabilmente uno di quei film che o lo ami o lo odi (io: indovina). Ti lascio la colonna sonora.
una nota sul riso: se non trovi quello giapponese, usa l’italianissimo Originario, seguendo lo stesso procedimento
In Italia si trovano facilmente nei negozi di alimenti naturali tipo NaturaSì
Si trova facilmente nei negozi di alimenti internazionali
Grazie del racconto! Partirò tra un mese esatto, la seconda volta per me, e non vedo l’ora :)
Tra te e il podcast del Post, che ho adorato... che voglia di partire!