Una storia di soldi e di cavoli 🥬💰
Quanto costa, davvero, mangiare consapevole. Il menu settimanale del mese da scaricare, con le ricette. Uno schema per sfruttare al meglio quello che hai in dispensa e in frigo. Link e cotillon.
Ciao, sono Myriam: una cuoca, una food writer e una professional organizer. Benvenuta o bentornata su Spuntini, la mia newsletter che arriva nella tua casella di posta due volte al mese. Anche quando scrivere è più faticoso del solito, come oggi.
Com’è andato il rientro? Io ho passato tutta la scorsa settimana su Excel - wow figata! disse, letteralmente, nessuno. Oggi ti spiego perché, e che cosa ha a che fare, secondo me, con quello che mangiamo e che cuciniamo.
Allacciamo il grembiule, e accendiamo il forno che ci scaldiamo un po’.
Spuntini ha un pubblico affezionato di oltre 3.900 iscritte, in continua crescita, con un tasso di apertura medio di oltre 60% e un click rate che si attesta intorno al 25%.
Qui ci sono soprattutto donne tra i 35 e i 50 anni, interessate ai temi della cucina, del cibo e dello stile di vita.
Sto cercando sponsor con una prospettiva di medio termine, in modo da poter costruire una collaborazione più continuativa e fruttuosa.
Lavori per un’azienda che potrebbe essere interessata a questa partnership? Scrivimi a myriam@thefoodsister.it e parliamone!
Una storia di soldi
Ho iniziato a lavorare stabilmente (escludendo quindi i lavori saltuari fatti mentre studiavo all’università e appena dopo la laurea) nel 2008. Ho aperto da subito partita iva perché, appunto, ho iniziato a lavorare nel 2008: se sei millennial o più grande, sai di che parlo. Altrimenti, googola “crisi finanziaria mondiale 2008”.
Non ho mai ricevuto un’istruzione finanziaria che non si potesse riassumere nel seguente modo: “non spendere niente, mai, e se lo fai sentiti terribilmente e irrimediabilmente in colpa”, unita a una ben sedimentata “educazione alla modestia”, sono cresciuta con la convinzione che ambire al successo, soprattutto economico, fosse un grave peccato materialista. E con questo zainetto pieno di mancanza di autostima, paura del denaro e ignoranza dei meccanismi di base della finanza personale mi sono ritrovata ad essere una libera professionista: cosa poteva mai andare storto?
Il mio primo anno di partita iva non sapevo nemmeno cosa fosse un regime fiscale. Per anni ho vivacchiato, risparmiando fino al centesimo, mentre tra l’altro passavo in ufficio una quantità di ore disumana, privandomi della possibilità di fare quasi qualsiasi altra cosa. Almeno cucinavo: e come direbbe
“il cazzeggio di oggi è il fatturato di domani”.Sono arrivata alle soglie della mia prima maternità con un fatturato (basso) che allora mi sembrava il massimo cui potessi ambire. Poi, dopo che è nata la mia prima figlia, e poi la seconda, per sette anni sono ritornata ai livelli del mio primo impiego (childhood penalty eccoci qua).
Ora, non vorrei sembrare una di quelle che la terapia è la soluzione a tutti i problemi, ma a me ha davvero aiutato a fare un cambiamento di mentalità. A questo percorso personale ho unito tantissimo studio sul denaro: newsletter, podcast, libri, corsi (ti linko le risorse più utili in fondo alla newsletter). A un certo punto sembravo (ero) letteralmente ossessionata dai soldi.
Ho capito finalmente che risparmiare compulsivamente, e privarmi di qualunque desiderio, non poteva essere la soluzione. Dovevo valorizzare quello che facevo e quello che sapevo fare, insomma avere la tessera n. 1 del mio fanclub. Potevo desiderare. E avevo studiato gli strumenti tecnici (business plan, pianificazione, budgeting) che mi avrebbero permesso di farlo. Te lo racconto non per dirti quanto sono stata brava, perché sono consapevole che partivo comunque da una situazione per certi versi privilegiata, e soprattutto so che ho ancora tantissima strada da fare.
Ma ecco perché passo la prima settimana dell’anno a rovinarmi la vista tra le celle di Excel (se 15 anni fa mi avessero detto che avrei trovato la serenità in un foglio di calcolo, avrei risposto probabilmente con una sonora pernacchia).
Non è solo mania di controllo (quella la posso tenere a bada fino a un certo punto, e lo so): lavorare al mio piano di business e al budget dell’anno è uno strumento per realizzare desideri. È un modo per non farsi sopraffare dall’ansia ogni volta che apro l’home banking, o per riaddormentarmi la notte quando i pensieri intrusivi sul fatturato si fanno spazio tra le pieghe del piumone.
Ho trovato illuminante l’ultima newsletter di
, a proposito di desideri e obiettivi:Se volete leggerla tutta, la trovate qui.
E adesso una storia di cavoli
Una delle cose che più mi fa imbestialire sui social come nella vita offline - una delle tante, vabbè - è sentire dire o leggere che mangiare vegetale è costoso, e quindi non alla portata di tutte.
Davvero pensiamo che mangiare la quantità raccomandata di frutta, verdura e proteine vegetali, secondo le linee guida delle più importanti autorità scientifiche e sanitarie, sia un lusso che non “la gente non si può permettere”?
So di avventurarmi in un terreno pieno di spine. Faccio parte della cosiddetta “classe media”: devo stare attenta a tutte le mie spese, ma non mi manca veramente niente. Non parlo qui di povertà alimentare, che è un argomento enorme e che merita una considerazione a parte.
Ma questa rimostranza da tastiera mi sembra piuttosto il frutto di una tendenza sempre più diffusa: lamentarsi di fronte all’idea di cambiare, anche di poco, il proprio stile di vita, che sia per ragioni ambientali o per migliorare la propria salute.
Nessuno mette in dubbio che il costo di molte materie prime sia aumentato, e i prodotti ortofrutticoli non fanno eccezione, anzi. Anche il cambiamento climatico ha un ruolo, perché rende alcune colture più difficili da produrre e distribuire.
Ma scegliendo prodotti di stagione e pianificando un minimo i pasti, è possibile mangiare in maniera consapevole, senza spendere una fortuna (spendendo meno). Un esempio concreto: un cavolo cappuccio biologico, di cascina, da 700 g costa €1,79: io ci ho ricavato quattro pasti completi. Oppure 1 kg di ceci: quante proteine e quante porzioni possiamo ottenere con una spesa minima? Le mele: con 1 kg si possono preparare spuntini, torte, insalate.
Bisognerebbe fare anche una riflessione più scomoda: come fa 1 kg di pollo a costare meno di 1 kg di patate?
Quando un prodotto ha un costo troppo basso, qualcuno, da qualche parte, ne sta pagando il prezzo reale.
Potrebbe essere l’ambiente, con un impoverimento delle risorse e della biodiversità, o i lavoratori, costretti a condizioni ingiuste quando non disumane. Per non parlare degli animali, usati come meri strumenti di produzione.
Ora vediamo come posso aiutarti: con il menu, e con qualche idea per ottimizzare le risorse in cucina. Li trovi qui sotto, se hai resistito fino a qua (grazie!).
Menu settimanale di gennaio: non parlatemi di detox 🙅🏻♀️
Che mi faccio deto(x)nare (ho spiegato ieri, con una metafora, cosa ne penso del modo in cui si parla del cibo a gennaio).
Per fortuna siamo ancora in stagione di crucifere, funghi, erbe amare. [Sono la tua amica strana che preferisce il cavolfiore al pomodoro, lo sai]. Spero che questi piatti ti rendano un po’ più leggero questo mese così impegnativo.
Come funziona questo menu settimanale? A inizio mese lo posto su Instagram e lo metto, in pdf, anche qui nella newsletter.
Clicca sul bottone sotto per scaricarlo, completo di link alle ricette. Ci sono colazione, pranzo e cena sempre diversi, così dura un mese, ed è facilmente veganizzabile: basta sostituire i (pochi) latticini presenti con la loro versione plant-based.
Alcune raccomandazioni e un disclaimer: questo menu è solo un'ispirazione per quando non sai cosa cucinare. In nessun modo va inteso come piano dietetico e in nessun modo sostituisce il consiglio di un/a professionista della nutrizione umana.
L’economia applicata alla cucina
Forse non ti ho mai detto che ho una laurea magistrale in Economia e una delle cose che ho imparato nei miei studi è che, di base, l’economia è soprattutto una questione di scelte. Scelte, nella maggior parte dei casi, su come allocare le risorse.
Anche il meal prep, per come lo intendo io1, va in questa direzione: avere a portata di mano basi e ingredienti cotti e crudi, già preparati e da combinare nei piatti che compongono il menu settimanale, per me è il miglior modo per risparmiare tempo, soldi e fatica, ed evitare la noia e l’impegno di dover cucinare tutto in un’unica sessione.
Questo è uno schema (preso dal mio libro Mangia bene, lavora meglio del 2021) che faccio spesso: partendo da quello che ho, che cosa posso cucinare?
Non dimenticare i condimenti
I condimenti possono fare la differenza tra un piatto triste e sciatto, e uno pieno di brio. Appena hai un po’ di tempo, puoi preparare alcuni dressing versatili che si conservano fino a un paio di settimane in frigo. I miei preferiti:
tahina (crema di sesamo) con succo di limone e acqua tiepida, da abbinare con la verdura cotta in forno
un mix di aceto balsamico, olio, sale e miele (o sciroppo d’acero) per condire le insalate
un cucchiaio di salsa di soia, un cucchiaio di aceto di riso, due cucchiaini di olio di sesamo tostato, un cucchiaino di zucchero per condire tofu e altre proteine vegetali
🛒 Cose che ho comprato
Lasciamo perdere i regali di Natale, ecco le cose che ho comprato per me:
Delle nuove lenzuola e asciugamani. Grazie al gruppo WhatsApp delle retreaters ottolenghiane ho scoperto che per lenzuola wow bisogna cercare: raso di cotone 300 fili. Ho eseguito.
Le mutande (sic!), perché andando in bici, soprattutto, le rovino velocemente. Le ho prese come al solito da Simplycris: sono resistenti, basiche come piacciono a me e sono prodotte in Romagna da un’azienda di famiglia (leggi qui per scoprire la loro storia; io ho scoperto questo marchio anni fa grazie a
).Un colpo di testa: 4 biglietti per il Giappone, tra poco più di un mese. AirChina e Cathay Pacific (io ho scelto quest’ultima) fanno ottime offerte.
🔗 Link da non perdere
Una delle newsletter che consiglio qui su substack:
di Paola Nosari, che parla di soldi in un modo che mi risuona parecchioRame è una piattaforma che unisce podcast, newsletter e guide utilissime. Puoi iniziare dal loro magazine, a questo link
Credo che di soldi si debba parlare con una prospettiva femminile ma soprattutto femminista. Azzurra Rinaldi è una delle migliori divulgatrici, a mio parere: ti consiglio il suo ultimo libro su come chiedere l’aumento.
Fairer Cents parla proprio di donne e di soldi, di disparità di genere che passano anche (eccome) dalle disparità economiche e di tutto lo sbattimento che dobbiamo fare per essere financially equal (in inglese):
cioè: non una domenica passata a cucinare cose e metterle nei Tupperware
Grazie soprattutto per la parte sui costi della dieta vegetale, io vengo trattata come la vegana radical chic quando mangio letteralmente pasta e fagioli e niente, sembra difficilissimo confutare benché ovvio 😓
Grazie mille Myriam! E complimenti per la presa di coscienza su fatturato e regimi fiscali: siamo tutte ancora molto, molto indietro sul tema.
PS vado a vedermi le mutande romagnole, sono curiosa