Riusciremo a cucinare insieme, questa volta? 🍳
Perché mi piace cucinare insieme alle persone, anche se sono un'introversa. Il menu di marzo. La ricetta che faccio quando non ho voglia di cucinare. Link e cose belle.
Ciao, sono Myriam: una cuoca, una food writer e una professional organizer. Benvenuta o bentornata su Spuntini, la newsletter che scrivo due volte al mese: il secondo lunedì e l’ultimo venerdì.
TL;DR: Sei qui per le ricette del menu settimanale del mese? Puoi scaricarle qui sotto cliccando sul bottone, ma io ti invito a restare che magari ci conosciamo meglio e ti viene voglia di iscriverti 🙃
Aprile è il più crudele dei mesi, e mai definizione fu più azzeccata: il sentimento che provo più spesso, in queste settimane, è quello dell’insoddisfazione e dell’impazienza. Un senso di promesse tradite, insomma - a cominciare da questa pioggia e questo freddo umido che sinceramente non mi meritavo.
Non voglio tediarti oltre, però, che alla fine ognuno ha i suoi crucci grandi e piccoli (i miei rientrano in quest’ultima categoria, tutto sommato). Per cui, come sempre, allacciamo i grembiuli e partiamo.
Spuntini ha superato le 4.000 persone iscritte: ha un pubblico affezionato e in costante crescita, con un tasso di apertura medio di oltre 60% e un click rate che si attesta intorno al 25%.
Qui ci sono soprattutto donne tra i 35 e i 50 anni, interessate ai temi della cucina, del cibo e dello stile di vita.
Mi piacerebbe trovare degli sponsor con una prospettiva di medio termine, in modo da poter costruire una collaborazione più continuativa e fruttuosa.
Lavori per un’azienda che potrebbe essere interessata a questa partnership? Scrivimi a myriam@thefoodsister.it e parliamone!
Cosa succede quando cuciniamo insieme alle altre persone
Qualcuno - con eccessivo ottimismo, va detto - agli albori dell’Instagram usava #bakingtherapy per raccontare come cucinare, panificare, fare torte potesse essere una pratica per stare bene.
Posto che la terapia, quella vera, è un’altra cosa, quell’hashtag preistorico mi torna sempre in mente quando torno dai ritiri gastronomici che io e Sara organizziamo da oltre due anni: in un mondo sempre più imprevedibile, digitale e individuale, fare cose insieme - che sia cucinare, lavorare a maglia, praticare yoga - sta diventando anche un potente strumento di benessere e connessione.
Ora, so che non dovrei dire la solita frase “lo dice la scienza” perché fa tanto click baiting, ma facendo qualche ricerca sembra proprio che sia così. Uno studio pubblicato sul Journal of Positive Psychology ha dimostrato che le attività manuali e creative — come cucinare — aumentano la percezione di benessere e riducono lo stress1. Un altro lavoro dell’Università di Otago su un gruppo di adolescenti, in Nuova Zelanda, ha rilevato che cucinare (insieme ad altre attività creative come scrivere o suonare) migliora l’umore e rafforza il senso di autoefficacia, cioè quella sensazione bella e potente di “farcela”2.
Ma il vero salto di qualità avviene quando cuciniamo insieme. Perché preparare un pasto in gruppo non è solo un modo per dividere il lavoro: è un esercizio di ascolto, di collaborazione, di cura reciproca. Alcuni studi di psicologia sociale parlano di commensality, cioè il legame che nasce tra persone che mangiano (e cucinano) insieme.
Lo vediamo ogni volta che organizziamo un retreat, come è successo il fine settimana scorso: sconosciute che in poche ore diventano compagne, amiche. Si scambiano storie e aneddoti, si ride degli errori fatti in cucina (tocca comunque mangiare tutto), si impara qualcosa l’una dall’altra: si crea una piccola comunità temporanea che spesso continua a vivere anche dopo, nei messaggi e nei gruppi online. Fino al retreat successivo.
Ecco, forse questo è il senso più profondo di essere community nel 2025: una parola quanto mai abusata, ma qui non parliamo solo di un gruppo su Telegram o una newsletter che arriva nella tua casella mail (per quanto curata e sentita possa essere). Fare community oggi è creare piccole comunità orizzontali: spazi sicuri e reali — fisici o digitali — in cui le persone possono condividere una passione, sentirsi accolte e partecipare attivamente. Ed è oltretutto, against all odds, una cosa che a me piace tantissimo fare.
In un’epoca in cui siamo costantemente connessi, e però spesso ci sentiamo soli, il valore di un’esperienza condivisa, concreta, imperfetta come cucinare insieme è enorme. È un modo per tornare al corpo, ai gesti, al lavoro con le mani. Ma è anche un gesto politico, in fin dei conti: un atto di resistenza contro la cultura del consumo brutale, un invito a rallentare, a costruire relazioni, a creare insieme qualcosa di bello e buono.
È questo che proviamo a fare ogni volta che organizziamo un retreat di cucina. Non si tratta solo di replicare ricette — per quanto speciali siano quelle di Ottolenghi. Si tratta di sentirsi parte di qualcosa, anche solo per un weekend. Per poi tornare a casa con un’energia più grande, qualche nuova amicizia e la consapevolezza che — davvero — cucinare insieme può renderci più felici.
E adesso arriva la call to action
Non so tu, ma io mi faccio sempre prendere dalla smania di prenotare quando su Booking o Airbnb mi dicono “che fortuna! Questo alloggio di solito è sempre prenotato e per le tue date invece ha disponibilità” o qualcosa del genere. Fai conto che questo è esattamente quel tipo di avviso: di solito andiamo sold out in poche ore, con i nostri retreat, ma in via assolutamente eccezionale abbiamo ancora qualche disponibilità per il prossimo.
Dal 2 al 4 maggio saremo di nuovo al Rifugio Teggiate, in Valchiavenna, un posto magico tra i boschi e le montagne, perfetto per staccare, cucinare e condividere. Avvisteremo marmotte e caprette, e ci dedicheremo alle ricette più cheesy. È un’occasione piuttosto unica.
Se vuoi esserci, qui trovi tutte le informazioni e il form per iscriverti. Ti aspetto!
Menu settimanale di aprile: che fretta c’era, maledetta primavera?
Ma no infatti, prenditela pure con calma che tanto non ci dispiacciono questi funghi che ci crescono addosso.
Come funziona questo menu settimanale? A inizio mese (questa volta, a metà mese 😅) lo posto su Instagram e lo metto, in pdf, anche qui nella newsletter.
Clicca sul bottone sotto per scaricarlo, completo di link alle ricette. Ci sono colazione, pranzo e cena sempre diversi, così dura un mese, ed è facilmente veganizzabile: basta sostituire i (pochi) latticini presenti con la loro versione plant-based.
Alcune raccomandazioni e un disclaimer: questo menu è solo un'ispirazione per quando non sai cosa cucinare. In nessun modo va inteso come piano dietetico bilanciato e in nessun modo sostituisce il consiglio di un/a professionista della nutrizione umana.
Pianificare il menu settimanale ti mette ansia? Ecco qui i miei consigli per viverla meglio. Qui invece alcune regole da Professional Organizer.
Cosa cucino quando non ho voglia di cucinare 🥚
Sono giornate faticose. L’avrai capito dal tono di questa newsletter, che sono stanca, immagino. Non volevo fare la lagna ma non posso negarlo: e a volte bisogna anche dirlo, ché spesso la risposta a “come fai a fare tutto?” è “mi stanco oltre misura”.
Quindi, guarda che bel gancio con l’ultima newsletter, in cui parlavo del microonde, ma anche con la penultima in cui parlavo del Giappone: le uova a vapore al microonde, una ricetta del New York Times che faccio in 5 minuti e accompagno con riso e le verdure che trovo in frigorifero.
Uova al vapore al microonde
Ingredienti per 2 persone
2uova grandi
1tazza di dashi istantaneo o kombu dashi (vedi nota sotto), brodo vegetale, oppure acqua
un pizzico di sale
1cucchiaino di salsa di soia
1cucchiaino di sciroppo d'acero
1cucchiaio di erba cipollina o cipollotto tritati finemente, per guarnire (facoltativo)
Procedimento
In una ciotola di medie dimensioni e non troppo alta, adatta al microonde, sbatti le uova, il dashi e il sale fino a ottenere un composto omogeneo, per almeno 30 secondi. Elimina eventuali bolle con un cucchiaio o soffiaci sopra.
Copri la ciotola con un piatto o un coperchio adatto al microonde e cuoci a 450/500 watt, finché le uova non si saranno rapprese e non saranno più liquide al centro, per 5-7 minuti: ogni apparecchio è diverso, quindi controlla la cottura dopo 5 minuti, poi a intervalli di 30 secondi se necessario. Nel mio, a 450W, di solito servono 7 minuti in totale.
Lascia raffreddare leggermente nel microonde, quindi togli con attenzione il coperchio e condisci con salsa di soia e sciroppo d'acero. Guarnisci con l'erba cipollina, se la utilizzi. Servi immediatamente.
Nota: Per preparare un dashi rapido, aggiungi un quadrato di 10 cm di alga kombu, in un misurino per liquidi da 250 ml e riempilo con acqua bollente. Lascia in infusione finché l'acqua non profuma di alga, circa 10 minuti, quindi lascia raffreddare fino al momento dell'uso.
🛒 Cose che ho comprato
Ho una specie di fastidio/noia verso gli acquisti di cose, ultimamente, con qualche eccezione.
Tre paia di pantaloni tutti uguali, ma di diversi colori: sono questi di Uniqlo (il primo paio l’avevo preso in Giappone). Li trovo fantastici perché sono elasticizzati, hanno la coulisse, sono in realtà perfetti anche con una camicia per un outfit più formale (il nome “pantaloni tuta” è decisamente fuorviante) ma anche per stare tante ore in cucina, camminare, insomma VIVERE. Perché questo acquisto in blocco? Perché quando trovo dei pantaloni che mi stanno bene e mi fanno sentire a mio agio, negli ultimi anni, non posso farmeli scappare.
Due voli per due viaggetti, a giugno. Vado a Londra e a Biarritz. Per entrambi ho speso 55€ a/r, ovviamente con la pessima Ryanair.
Una bilancia digitale nuova, perché la mia l’ho persa all’ultimo evento dei Cuochi ma Buoni. È questa, molto bella, robusta e si ricarica con l’USB.
🔗 Link da non perdere
Una decina di anni fa, Mark Bittman è stato invitato a una cena, o meglio: a cucinare una cena insieme a degli sconosciuti. In questo articolo sul New York Times raccontava come cucinare in gruppo sia un'esperienza imprevedibile che va oltre la semplice preparazione del cibo: crea connessioni, stimola creatività e trasforma gli imprevisti in momenti di condivisione. L'articolo racconta come la cucina collettiva, con i suoi ritmi lenti e le sue dinamiche spontanee, diventi un modo autentico per costruire relazioni e vivere insieme il processo, più che il risultato finale. Cosa ti ricorda?
Sono sempre alla ricerca del miglior servizio di consegna di ortaggi e ingredienti a domicilio, che unisca sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Ultimamente ho scoperto Agrimi.bio, una cooperativa sociale agricola che fa consegne a domicilio, e voglio assolutamente provare a fare un ordine.
Tra i 25 articoli che durano una vita segnalati da Wirecutter (molto interessanti) ci sono anche le pentole di ghisa che avevo consigliato (prima di loro!😅) nel mio post sul tema:
Buon aprile!
Ciao, come mai ti rivolgi solo alle donne con il tuo bentornata o benvenuta? Vorrei chiedertelo da qualche tempo, in effetti.